martedì 28 novembre 2006

In pratica -Ied7: le parole per dirlo (poche, pochissime anzi, forse non servono)

Ieri settimo incontro allo Ied di Torino. Lezione dedicata a: headline, slogan e bodycopy.

Qualche scrupoloso accademico s'è preso la briga di classificare i titoli per tipologie: ne sono usciti elenchi con 20, 30, 40 tipi diversi di titoli (diretti, indiretti, combinati, perfino “inutili”, etc ). Nella pratica quotidiana questi elenchi sono poco utili, finiscono (giustamente) per ammuffire nel cassetto.

Tra le funzioni che il titolo deve sviluppare c'è quella di “catapultare” il lettore nella bodycopy sottostante. Spesso questo diventa un salto nel vuoto, letteralmente nel nulla. Perché in giro si vedono sempre meno bodycopy degne di questo nome. Sempre più gli annunci o fanno a meno di quel fastidioso blocchetto di testo o lo confinano a un' asfittica, poco dignitosa funzione di servizio, tipo "moquette grafica".

Comunque, imparare a scrivere bene si deve. Anche perché non si comunica solo con l'advertising o con le trovate da guerrilla marketing. Per fortuna ci sono il below the line, la documentazione aziendale e il web: aree dove bisogna avere fiato e muscoli allenati per arrivare al traguardo.

Bisogna saper correre i centometri.Bisogna anche saper gareggiare sulle distanze più lunghe.

Fonte immagine : the bubble project.

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