mercoledì 17 gennaio 2007

La pubblicità secondo me (ah, bè...)

Su sollecitazione di gianluca mi lascio contagiare dal meme sulla pubblicità oggi e provo tre risposte (di cui mi pentirò amaramente, lo so...).

Cos'è la pubblicità oggi?

Nella maggior parte dei casi, sotto qualunque forma si presenti (tradizionale, non-convenzionale, digitale, virale, anale*) la pubblicità oggi è poco più che spam, esecuzione priva di fondamento strategico e di rilevanza per il consumatore. Rumore di fondo o eccesso fine a se stesso. Oggi, l'unico sicuro effetto che la massa pubblicitaria ottiene dal consumatore oltre alla noia è un bel: “So what?” (E allora?)

Quale ruolo dovrebbe avere?

Qualunque sia il canale prescelto, dovrebbe creare mitologie (idee) capaci di coinvolgere i consumatori nel territorio del brand.


Cosa dovrebbe offrire per tornare a creare valore per l'utente?

Dovrebbe recuperare la dimensione persuasiva e mitica di segno socialmente utile e utilizzabile.
Realizzare un nuovo equilibrio fra strumento e linguaggio, sia a livello micro sia a livello di massa.
Essere più rispettosa dell'intelligenza altrui, tanto per cominciare.


A mia volta, sull'argomento provo a sollecitare luca (che so impegnatissimo dopo il cambio d'agenzia), l'altro vulcanico luca, mauro (ultimamente, stranamente taciturno), l'intermittente francesca e gianni (che non conosco affatto... se tra un impegno politico e l'altro, troverà il tempo...). Grazie (comunque).


*Ass-vertising: l'ultima frontiera della pubblicità più cool (pronuncia: cul). Wow!


2 commenti:

Maurizio Goetz ha detto...

Grazie di aver partecipato al meme divulgativo. Ho pensato di raccogliere i diversi pensieri che ho raccolto in un documento che ho pubblicato sul blog e sul slideshare e che è ovviamente disponibile a tutti.

Sharing is caring.

Unknown ha detto...

...sì bé.

grazie per l'invito Marco...
Proverò con maggiore calma ad estendere il meme della pubblicità, ma al volo... vorrei dare un'idea del mio pensiero: quando un bimbo nasce, se non urla gli vien dato uno schiaffetto. Se non urlasse sarebbe morto. Quella è la prima forma di pubblicità: ci sono, esisto, eccomi, son vivo e pronto a ciucciare, che è la seconda fase della pubblicità, il feedback.
Crescendo il bimbo deve farsi pubblicità se vuole guadagnarsi la fiducia dei genitori ed iniziare ad uscire da solo, andare in vacanza da solo, dimostrare di aver una vita propria. Poi il ciclo ricomincia un po' da capo, bisogna pubblicizzarsi con l'altro sesso, comunicargli i propri valori forza, le proprie idee, la propria personalità. In seguito, per il resto della propria vita, il bambino ormai adulto deve continuamente passare attraverso questi processi, presentazione-dimostrazione-puntiDiForza, integrati fase per fase da un grande feedback.
Ovviamente il tutto inserito in un mix di strumenti, so ballare, sciare, parlare, ascoltare, suonare, giocare a calcio ecc...

Tutto questo, se riesci a non esser banale, diventa un vero valore (come amava fare Enzo Baldoni), aggiungendoci una strategie può stregare l'utente, convincerlo ma soprattutto coinvolgerlo.

Credo che il nuovo consumatore post-moderno voglia essere coinvolto, anche nella costruzione della pubblicità, e durante la fase di ricezione anche, lo stesso.
Coinvolgiamoli, rendiamoli partecipi del nostro messaggio, ma ciò solo quando abbiamo un grande prodotto... non dimentichiamo mai il prodotto quando parliamo di pubblicità; ok al marchio, ok alle star (in ambo i sensi: star-startegy e testimonial), ma la prima cosa che vende la pubblicità deve essere un prodotto: se no, il bimbo cresciuto non ciulla.

In realtà la pubblicità è sempre stata comunicazione, solo molti che non sono comunicatori hanno iniziato a fare i pubblicitari.