lunedì 14 febbraio 2011

In pratica -Il giro di boa

Mettici il world wide web e l'ambiente digitale, mettici i consumatori che son cambiati, mettici la crisi economica, mettici la proliferazione dei canali, mettici la conversazione come trainante paradigma di comunicazione... questo è oggi il terreno su cui l'advertising deve ripensare se stessa. Un ripensamento difficile (a volte doloroso nelle conseguenze occupazionali) ma obbligatorio per tornare a fornire strumenti efficaci e risultati che fanno aumentare (se possibile) notorietà e vendite.

In mezzo al guado (o al guano, secondo i casi) i creativi di vecchio stampo (di vecchia stampa) arrancano. Qui non si parla semplicemente di imparare a scrivere anche per il web (un sito o un blog o una fanpage su facebook), o di cesellare idee media neutral da adattare nei diversi contesti. Qui, a ben vedere, ci vuole una testa affatto nuova che pensa in modo diverso, con abilità specifiche che travalicano le usuali competenze art+copy.

Oggi la famiglia creativa è allargata. La coppia classica (art+copy) deve necessariamente avere benefiche frequentazioni extra-coniugali se vuole mettere al mondo creature in grado di crescere e prosperare (facendo prosperare i brand).

Ecco allora due letture interessanti per orientarsi e acquisire consapevolezza dello scenario e delle possibili derive.

Paolo Iabichino che suggerisce un'inversione, un cambio di marcia che è anche un cambio di senso.

Teressa Iezzi che si addentra nella pratica del copywriting, delineando una più aggiornata figura di "idea writer" (in effetti, "idea writer" i copy lo sono sempre stati).

Oltre le formule e le verbalizzazioni, la sostanza è che questo giro di boa è in atto da almeno una decina di anni (grosso modo dal lancio della splendida serie BMW "The Hire", anno 2001). Che far finta di niente pensando che "tutto passa" è come mummificarsi, perché questo tsunami ha definitivamente e per sempre rimescolato le carte.

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