Me ne avevano parlato. Finalmente l’ho visto. Lo spot D&G orologi: quello in cui due ragazzi si scambiano sguardi teneri e infine due puzzette mica male.
Francamente l’ho trovato divertente e leggero. Tutt’altro che volgare o di cattivo gusto o kitsch o trash. Magari cheap e un filino scontato, sì.
Tutto sommato, un’esecuzione furba e azzeccata che strizza l’occhio (per non dir altro) a certo slang corporeo (giovanile). E che può assurgere, forse involontariamente, a insperati livelli metalinguistici. Apprezzabile tentativo di parodiare gli spot stile CK e della moda in generale, per intenderci.
Il claim, se non sbaglio, recita: D&G For real lovers. Come dire che lo statuto del reale è fondato e garantito da quelle emissioni gastrointestinali. Perché se queste non si verificassero, i due lovers non sarebbero punto real. E lo spot sarebbe il solito cliché: un vetusto luogo comune (proprio ciò che gli autori volevano sbeffeggiare).
Di più: la corporeità gassosa, sebbene di maniera, diventa un nuovo strumento di seduzione, di comunicazione empatica che unisce e salda due cuori.
I peti rappresentano la rivincita del corpo in carne ed ossa. Quel corpo che la moda stessa trasforma, ogni volta, in qualcos’altro.
Mi domando se D&G hanno il coraggio di andare fino in fondo, dopo questa eclatante dichiarazione. Cioè: mi piacerebbe vedere che alle sfilate le loro top model fanno parlare il corpo in carne ed ossa. Proprio come nello spot.
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