Per ricordare Michele Rizzi, copio questo pezzo tratto dal suo unico libro La pubblicità è una cosa seria (1987, Sperling & Kupfer). Non è il solito manuale per creativi in cerca di consigli ma un'analisi "seria" (non seriosa) della pubblicità come linguaggio la cui funzione è "vestire gli oggetti esistenti con significati simbolici".
I consumatori preferiscono invece una pubblicità sincera, che sia scopertamente e fino in fondo se stessa, senza infingimenti. Addirittura in grado di fare dell'autoironia, di non prendersi troppo sul serio: un messaggio pubblicitario che sappia ammiccare, alludere, divertire, evocare sensazioni ed immagini, creare emozioni. Esattamente come un film, un libro, uno spettacolo, un sogno, una fiaba. Il mondo della pubblicità è infatti -...- un mondo onirico, fantastico e simbolico, la cui dimensione è vistosamente sovra-razionale.
Il ricordo di Till Neuburg nel blog adci. Nel blog italics un bello spot per Sangemini.
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