“L’umanità sarà ancora capace di fantasia nel Duemila?”, gli chiese il regista Francesco Maselli inquadrandolo nella cinepresa. E lui, dopo una interminabile pausa di dieci secondi: “Sono piuttosto diffidente con questo imperativo della creatività. Io credo che per prima cosa ci vogliono delle basi di esattezza, metodo, concretezza, senso della realtà.” E proseguiva: “E’ soltanto su una certa solidità prosaica che può nascere una creatività:la fantasia è come la marmellata, bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane. Se no, rimane come una cosa informe, come una marmellata, su cui non si può costruire niente.”
Dalla prefazione di Gian Antonio Stella al Marcovaldo di Italo Calvino, Corriere della Sera, I Grandi Romanzi Italiani, 2003. La risposta è, ovviamente, di Calvino.
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