Ieri primo incontro allo Ied di Torino. La classe: 17 ragazzi dei quali 4 aspiranti copywriter, 2 o 3 indecisi, il resto art director.
2 ore e mezza di lezione con intervallo di 15 minuti. Il tempo è volato: anche troppo. Non sono riuscito a parlare di Bill Bernbach come speravo. Questo a causa della mia tendenza ad aprire "finestre" e "parentesi".
La prossima volta cercherò di contenermi e andare dritto al punto.
Ma poi mi dico che la pubblicità non è una materia come la matematica o la storia o la geografia: una scienza codificata, regolata, rigida, qualcosa da ripetere e apprendere pedissequamente.
Mi dico che "insegnare" pubblicità e copywriting è (anche) parlare di un mestiere in cui sensibilità e immaginazione giocano un ruolo primario. Ed è normale che il tentativo di descriverne le dinamiche non sia un percorso immutabile, dato una volta per tutte; è, anzi, aperto a tante "finestre".
3 commenti:
Bene professore ;-), allora è finalamente iniziata la sua avventura. Fa strano stare dietro la cattedra?
Tanti auguri per questo nuovo impegno.
p.s.
Usi materiali/supporti particolari a lezione?
grazie. sarà un semestre "cavia": sia per me sia per i materiali a supporto. non so cosa userò più avanti...intanto fotocopie A3 di vecchi annunci, pagine e materiali pubblicitari raccattati in giro per fare un po' di copy crtitique... alla fine di tutto dovrò tirare le "somme didattiche"...quanto ai libri come base ho consigliato Hapù di Marco Vecchia per la completezza, La parola immagginata di Annamaria Testa e Fantasia di Bruno Munari...altre cose durante il corso... spero di essere efficace...
Io trovo che un altro testo quotidinamente utile e dai mille spunti è "Creatività & Pubblicità" di Geppi De Liso (francoangeli).
Cmq, ...buon lavoro prof!!! :-)
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