Mi trovavo ad un meeting. Si trattava di un nuovo dentifricio che non avendo alcuna particolare qualità, bisognava lanciare come un dentifricio di gran classe, per un pubblico di gran classe. Prezzo alto. Confezione di lusso. Nessun concorso.
Un manifesto con lui in smoking. Lei in abito da sera. Dalla finestra si vedeva, in lontananza, una caccia alla volpe. In primo piano un candeliere d'argento. Da qualche parte una tenda di velluto rosso. Qualcuno propose "Dental Cream pour l'élite". Niente parole straniere. Pubblico di gran classe ma analfabeta. Un altro ripiegò su "Il dentifricio che più piace a chi più esige" dopo essere passato attraverso "Il dentifricio che esige clienti esigenti". Troppe esigenze.
Il solito account propose "Il dentifricio che vi distingue". Era uno slogan che proponeva sempre. "La lavatrice che vi distingue". "La lametta che vi distingue". Per tutti i prodotti. Senza distinzione.
Io avevo nella mia borsa la carta vincente ma aspettavo a tirarla fuori.
Per stimolare le nostre capacità inventive, ci fecero assaggiare il dentifricio.
Strizzarono bianchi vermetti su piattini e noi, con il dito, ne passammo una puntina sulla lingua. Sapeva di dentifricio. Ma di dentifricio quando manca all'improvviso l'acqua, lo spazzolino s'aggruma e la schiuma si incrosta sulle labbra che diventano quelle di un clown. Arrivarono poi i dentifrici della concorrenza. Dovemmo assaggiarli tutti.
Dopo tre ore, con la bocca che sapeva di otturazione provvisoria, la lingua di velluto, il fiato farmaceutico, mi alzai e parlando a fatica, perché la punta della lingua era diventata un lampone, dissi:
"Fignori, quefta è la mia propofta". E presentai (invece del mio slogan "un nobile dentifricio per un nobile sorriso") una poesia d'amore che Lis aveva scritto per me e infilata di nascosto tra le mie carte. Una parafrasi ingenua di Neruda. E, sotto, un disegnino osceno con le parole "Io e te".
Ci fu un attimo di perplessità generale.
Poi ebbi una illuminazione che mi salvò. Dissi che quella era soltanto un'idea ma che secondo me era l'unica che portasse a un risultato positivo e cioè: Lui e Lei nudi. Tra i due un tubetto di dentifricio raggiante. Il tutto attraversato dalla dicitura "Io e te con lui". Ebbi un applauso.
L'idea fu approvata all'unanimità. Ebbe inizio così l'era del nudo pubblicitario.
Da: Il malloppo, Marcello Marchesi, Bompiani, 2013
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