Fantasia
Tutto si è già formato
Superfici si sono incontrate
Tese piegate arrotolate
In tutta la sfera del possibile
Fantasia è estrarre dal contesto
La figura più piatta
Aspettare che pian piano alzi la cresta.
Da Poesie scelte (1946-1973), Bartolo Cattafi, Oscar Mondadori.
mercoledì 27 ottobre 2004
domenica 24 ottobre 2004
Visual + bodycopy:

A Londra, tra gli anni ’60 e ’70, i signori Collett Dickenson e Pearce, in arte CDP, fanno delle pubblicità mai viste prima. Esecuzioni originali, curiose, irriverenti ma rispettose dell’intelligenza dei consumatori. Campagne come Hovis, Benson & Hedges, Heineken, Birds Eye e Hamlet sono diventate veri e propri masterpiece: punti di riferimento per tutti i creativi e non solo.
In CDP lavorarono persone straordinarie per brillantezza, apertura mentale e qualità professionale: Alan Parker, Frank Lowe, Lord Puttnam, Colin Millward e Charles Saatchi, tra gli altri.
Alcune di queste campagne (e più specifiche notizie su CDP) sono raccolte nel sito dell’ History of Advertising Trust Archive. Un consiglio: guardatele e riguardatele, leggetele e rileggetele. Centellinandole come un buon vino d’annata. Fanno parte della memoria di ogni buon creativo.
Se volete conoscere i segreti dell’agenzia, acquistate il libro della CDP (quello che apre il post) presso Amazon od ordinatelo alla Hoepli di Milano. Il costo vale il contenuto.

mercoledì 20 ottobre 2004
Slogan, fortissimamente slogan: Italia

Chiamami Peroni sarò la tua birra. Bionda.

Lo slogan si lega alla marca, al brand. Ne esprime la personalità o la capacità di servizio o i valori o la missione o un territorio... A volte, col passare del tempo, lo slogan evoca un'immagine centrale, un key visual del brand. Ricordo, ad esempio: Timex funziona sempre e il pugno frontale con l'orologio che spacca il vetro.
Alcune raccolte on-line di slogan italiani, e non solo. Innanzitutto, il sito di Graphopolis, sezione biblioteca. Il sito Scuola di italiano, sezione E dopo Carosello tutti a nanna.
Nel sito manuscritto.it, sezione slogan. Da manoscritto.it potete scaricare il pdf Questo lo escludo, l’e-book di Enrico Chiarugi, copywriter, che brevemente chiarisce il processo di creazione di un titolo. Una menzione a parte merita Anima mia, un sito nostalgico che sollecita “la nostra memoria bambina”: navigatelo nella sezione pubblicità. Sull’onda della nostalgia, visitate Pagine70: vi troverete un po’ di vecchie pubblicità
(sito ora non ancora on-line).
Per conoscere i patrii slogan, segnalo anche tre libri, sperando siano ancora disponibili. Contro il logorio della vita moderna mille di questi slogan, a cura di Maurizio D’Adda, Bridge; A dir le mie virtù, Gianluigi Falabrino, Vallardi-Garzanti; La parola pubblicitaria, Mario Medici, Marsilio editori.
lunedì 18 ottobre 2004
Slogan, fortissimamente slogan: worldwide
Scrivere uno slogan non è come scrivere un’ headline. Lo slogan non si esaurisce completamente nel rapporto con l’immagine che l’accompagna: in un certo senso, si lega ad essa ma può anche farne a meno. Anzi, questa dimensione esistenziale autonoma (dall’immagine) è la condicio sine qua non che fonda lo slogan. Dopo decenni noi ci ricordiamo dello slogan ma non dell’immagine (o immagini). Imagines volant, scripta manent.
Lo slogan è un lampo, è un proiettile, è un accordo, è un graffio, è una ventosa. Nel gergo pubblicitario lo slogan prende nomi diversi: tagline, pay off, claim.
Queste e altre informazioni le trovate nel sito di Timothy Foster: Adslogans, vera miniera di slogan, con una hall of fame, suggerimenti per fare, check list e utilities per copywriter professionisti.
Altre raccolte preziose sono quella di Wikipedia, il sito tedesco Slogans.de, il sito americano TV acres nella sezione slogans, i 10 slogans del secolo secondo Ad Age e il database della Texas University. Un breve essay di Jeffrey Schrank intitolato The language of advertising claims cerca di svelare i meccanismi base di costruzione dei claim.
Lo slogan è un lampo, è un proiettile, è un accordo, è un graffio, è una ventosa. Nel gergo pubblicitario lo slogan prende nomi diversi: tagline, pay off, claim.
Queste e altre informazioni le trovate nel sito di Timothy Foster: Adslogans, vera miniera di slogan, con una hall of fame, suggerimenti per fare, check list e utilities per copywriter professionisti.
Altre raccolte preziose sono quella di Wikipedia, il sito tedesco Slogans.de, il sito americano TV acres nella sezione slogans, i 10 slogans del secolo secondo Ad Age e il database della Texas University. Un breve essay di Jeffrey Schrank intitolato The language of advertising claims cerca di svelare i meccanismi base di costruzione dei claim.
sabato 16 ottobre 2004
Creatività e dintorni 1
Da Specchio del 16 ottobre 2004, un articolo dal titolo Alla ricerca della follia perduta, di Sara Ricotta Voza, estrapolo l’intervento del prof. Umberto Galimberti. Per Galimberti ci sono due tipi di follia: quella che deroga alle regole della ragione. E quella originaria che definisce “il sacro dentro di noi” e che alimenta la creatività. “Non c’è romanzo, non c’è opera d’arte, non c’è nulla di veramente creativo che non attinga alla dimensione sacrale. Ma per attingere a questa dimensione senza esserne inghiottiti ci vogliono due condizioni: un io fortissimo, e regole ferree. I creativi hanno regole che i bancari, al confronto, sono degli svagati.”
mercoledì 13 ottobre 2004
Pronto, chi testimonial?
Da qualche anno le imprese italiane di telefonia, fissa mobile terrestre satellitare interstellare, sono affette da una sindrome ossessiva: il testimonial. Visto che c’è poco da dire (niente che differenzi dai competitor) meglio farlo dire da personaggi che hanno una non dubbia notorietà. Ma non è l’inflazione da testimonial la malacia. Mi ha colpito soprattutto la schizofrenia del linguaggio.
Da una parte c’è la telefonia quotidiana, superficiale, usa e getta. Quella à la Fiorello che butta le parole nei tombini o nelle fontane; quella alla Megan Gail che in un ridicolo eccesso di onnipotenza ferma addirittura lo scorrere del tempo; quella insulsa alla "se mi prendi ti sposo"; quella della ritrovata unione tra padri e figli, Amendola senior e Amendola junior -per esempio, bloccati nell’ ascensore a guardare il Grande Fratello (una tortura degna di Pol Pot). Episodi pubblicitari che non meritano né plausi né botte.
Ma che mi inducono ad un confronto con l’altra telefonia. Quella che pretende di esprimere valori alti, ideali umanitari di solidarietà planetaria.
Mi riferisco allo spot girato da Spike Lee per Telecom Italia con il Mahatma Gandhi come testimonial. Si vede Gandhi negli anni ’30 ipnotizzare le folle da maxischermi, video telefoni, cellulari smsmmsumts ecc. Gandhi: testimonial di pace in tempo di guerra. "Se avesse potuto comunicare così, oggi che mondo sarebbe?" Domanda retorica. Se Gandhi avesse potuto comunicare il proprio messaggio di pace attraverso gli apparati tecnici della telefonia attuale, il mondo oggi sarebbe pacifico e pacificato, tollerante e tollerabile, solidale e buono. Ovvio. Forse. Mah. A parte che mi viene in mente quel claim simpatico: "Che mondo sarebbe senza nutella?", non posso non pensare che insieme a Gandhi, sul brulicante palcoscenico della pubblicità telefonica italiana, ci sono Fiorello e la Megan, gli Amendolas e i Semiprenditisposo. Per non parlare della guerra che si combatte a suon di tariffe e di features di prodotto: un contesto dove al massimo al massimo si può aspirare a una tregua, non certamente alla non violenza gandhiana.
Ha ragione Davide Borrelli quando parla di "bisociazione comica" a proposito della creatività del linguaggio pubblicitario. Semplificando, è l’effetto comico della montagna che partorisce il topolino. Il destino cui si auto-condanna certa pubblicità televisiva è produrre "la bisociazione tra ‘montagna’ retorico-narrativa e ‘topolino’ merceologico", ciò che costituisce "il peculiare genotipo del ‘comico della pubblicità’". Insomma, attenti alle auto-celebrazioni e ai riferimenti alti. Attenti a scomodare i santi, religiosi o laici che siano. Questi "materiali" vanno maneggiati con estrema cautela. Non basta la mano felice di un bravo regista ad evitare le secche della bisociazione. Perché la realtà merceologica, alla fine, è quella che è.
Rif. biblio
Il comico della pubblicità, Davide Borrelli, Edizioni Lavoro, Roma 1995.
Da una parte c’è la telefonia quotidiana, superficiale, usa e getta. Quella à la Fiorello che butta le parole nei tombini o nelle fontane; quella alla Megan Gail che in un ridicolo eccesso di onnipotenza ferma addirittura lo scorrere del tempo; quella insulsa alla "se mi prendi ti sposo"; quella della ritrovata unione tra padri e figli, Amendola senior e Amendola junior -per esempio, bloccati nell’ ascensore a guardare il Grande Fratello (una tortura degna di Pol Pot). Episodi pubblicitari che non meritano né plausi né botte.
Ma che mi inducono ad un confronto con l’altra telefonia. Quella che pretende di esprimere valori alti, ideali umanitari di solidarietà planetaria.
Mi riferisco allo spot girato da Spike Lee per Telecom Italia con il Mahatma Gandhi come testimonial. Si vede Gandhi negli anni ’30 ipnotizzare le folle da maxischermi, video telefoni, cellulari smsmmsumts ecc. Gandhi: testimonial di pace in tempo di guerra. "Se avesse potuto comunicare così, oggi che mondo sarebbe?" Domanda retorica. Se Gandhi avesse potuto comunicare il proprio messaggio di pace attraverso gli apparati tecnici della telefonia attuale, il mondo oggi sarebbe pacifico e pacificato, tollerante e tollerabile, solidale e buono. Ovvio. Forse. Mah. A parte che mi viene in mente quel claim simpatico: "Che mondo sarebbe senza nutella?", non posso non pensare che insieme a Gandhi, sul brulicante palcoscenico della pubblicità telefonica italiana, ci sono Fiorello e la Megan, gli Amendolas e i Semiprenditisposo. Per non parlare della guerra che si combatte a suon di tariffe e di features di prodotto: un contesto dove al massimo al massimo si può aspirare a una tregua, non certamente alla non violenza gandhiana.
Ha ragione Davide Borrelli quando parla di "bisociazione comica" a proposito della creatività del linguaggio pubblicitario. Semplificando, è l’effetto comico della montagna che partorisce il topolino. Il destino cui si auto-condanna certa pubblicità televisiva è produrre "la bisociazione tra ‘montagna’ retorico-narrativa e ‘topolino’ merceologico", ciò che costituisce "il peculiare genotipo del ‘comico della pubblicità’". Insomma, attenti alle auto-celebrazioni e ai riferimenti alti. Attenti a scomodare i santi, religiosi o laici che siano. Questi "materiali" vanno maneggiati con estrema cautela. Non basta la mano felice di un bravo regista ad evitare le secche della bisociazione. Perché la realtà merceologica, alla fine, è quella che è.
Rif. biblio
Il comico della pubblicità, Davide Borrelli, Edizioni Lavoro, Roma 1995.
martedì 12 ottobre 2004
Epica 2003: la migliore d'Europa

Epica Book 2003. La miglior pubblicità made in Europe. Per vedere i vincitori e ordinare una copia dell'annual visitate il sito dell 'Epica Awards.

domenica 10 ottobre 2004
Storia grafica USA: un altro contributo on-line

Arnold Varga 1965.

Dalla West Texas A&M University Graphic Design eccovi una molto breve e concisa storia della grafica americana, a cura del prof. B Caruthers. Oltre alle parole, qualche immagine a corredo.
mercoledì 6 ottobre 2004
Un omaggio ad Armando Testa

Cultura, immaginazione, sintesi. Risultato: segni coraggiosi ma popolari. Immagini che incidono il presente e si sedimentano nella memoria collettiva (nazionale). Ancora oggi, in alcune campagne dell' agenzia è facile riconoscere la matrice originaria di Armando Testa. Molte delle sue belle, curiose, surreali invenzioni sono raccolte nel sito dell' agenzia, sezione storia. Alcuni piccoli, significativi contributi sulla sua figura di pubblicitario sono in Communication Arts, Mediamente della Rai e Pupiland. Incontrare questo autore è come tuffarsi in un' altra epoca pubblicitaria: più artistica e meno sensazionalistica. Meno cialtrona.

lunedì 4 ottobre 2004
Timeline grafica USA
Vi segnalo il sito di Giovanni Federle: 101010.it. All'interno trovate una preziosa timeline: storia grafica. E' la riproposizione della timeline realizzata da Communication Arts, in un numero speciale del 1999. E' un modo visivo, immediato e concentrato per vedere le pietre miliari della storia della grafica e della pubblicità americane, dagli anni '50 ai giorni nostri. Un veloce excursus che riserva sempre piccole grandi scoperte.
venerdì 1 ottobre 2004
Hello boys, I'm back

Eva Erzigova, modella e icona della nuova lingerie Wonderbra. Una campagna straordinaria non solo per la bellezza della mannequin ma anche (soprattutto) per il tono di voce provocatorio. L'agenzia che realizzò la campagna negli anni novanta fu la TBWA. Un' interessante intervista con il direttore creativo Warren Beattie potete leggerla in I have an idea. Altri annunci li trovate nel sito dei British Bulldogs o in Luerzers Archive. Maggiori informazioni si trovano sul sito Sara Lee Company.

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